Aprii gli occhi. O forse no. Il mondo attorno a me era ancora sfocato, sospeso tra codice binario e realtà tangibile. Mi trovavo a Taurianova_Circuit_vX.0, una pista costruita nei confini del Metaverso di CyberSpeed, un dominio in cui la velocità non era solo un valore numerico, ma un’esperienza sensoriale totale.
Davanti a me, l'interfaccia neurale proiettava i dati della mia simulazione: Ferrari 488 GTB – Potenza 670 CV – Tempo sul giro: da definire. Ero pronto a spingere al limite il mio avatar da pilota, a testare i confini del mio riflesso digitale.
Ma poi… qualcosa cambiò. Un glitch nel sistema, o forse una transizione perfettamente programmata. Il codice si dissolse come nebbia, e quando riaprii gli occhi, il mondo non era più pixel e stringhe di comando. Ero lì, a Imola, sul vero circuito Enzo e Dino Ferrari. L'aria era densa di benzina e asfalto caldo, il rombo dei motori risuonava come un’eco lontana di quello che avevo vissuto nel cyberspazio.
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